Il nostro primo apiario sbagliato
Quella che stai per leggere è la storia del primo apiario Bee Different. Un posto che ci sembrava perfetto, ma si è rivelato sbagliato, ecco perché.
Chi conosce la storia di Bee Different sa che siamo partiti piano piano, con tante idee e poche risorse.
Siamo partiti sul finire del 2015, tante riunioni per buttare giù le idee e razionalizzarle in un progetto. Nel 2016 abbiamo dato il via ad una campagna di crowdfounding su Indiegogo. L’aiuto di tanti amici, nostri, delle api e della biodiversità (nell’uomo e nell’ambiente, come recita il nostro motto) ci ha permesso di recuperare un po’ di risorse e partire.
Abbiamo fatto un paio di laboratori teorici per introdurre gli artisti Lapsus nel mondo delle api, prima che si mettessero a lavoro per dipingere le prime cinque arnie.
Finalmente nella primavera del 2016 eravamo pronti, ci rimaneva una questione in sospeso: dove mettere le nostre arnie?
Le prime 5 famiglie di api erano pronte a sporcare di propoli, polline, miele e cera le bellissime arnie Bee Different.
La prima postazione
Come posizione avevamo scelto il giardino di casa di alcuni nostri amici.
Ancora non sapevamo bene come scegliere una postazione, quali cose guardare e che caratteristiche preferire.
La posizione per le nostre api era ottima:
- Ampio giardino completamente circondato da decine di ettari coltivati a grano, girasole e medica da un’azienda biologica;
- Postazione in pianura, alle spalle una siepe di tamerici e canne, a sinistra un’orto condotto con metodi biologici;
- Il mare a 500 metri in linea d’aria ma le arnie erano protette dai venti più freddi del nord;
- Un laghetto a poche centinaia di metri;
- Apiario facilmente raggiungibile con la macchina;
Per due anni abbiamo tenuto qui il nostro primo apiario, che è cresciuto fino a contare 10 arnie e ha avuto il piacere di essere visitato non solo nell’ambito del progetto, ma anche da molti altri amici che si sono incuriositi.
Tuttavia quello che sulla carta era perfetto, non lo era per le api.
Noi spesso ci dimentichiamo che loro sono insetti con millenni di storia, abitudini ed una biologia diversa dalla nostra di uomini.
Api e uomini convivono da millenni, ma non ragionano uguale e me lo hanno fatto capire tante volte.
Le sterminate monoculture di girasole, erba medica e grano erano il problema.
Sopratutto le prime due.
Quelle api vivevano in un contesto abbastanza pulito, biologico ormai da qualche anno, con fonti d’acqua ma poche fonti nettifare.
Qualcosa non andava come doveva
Sebbene il giardino avesse una bella bordatura di tamerici, che danno polline in abbondanza, durante la fioritura, mancavano, fuori da esso, siepi, bordature, fiori selvatici, corridoi di biodiversità.
Il campo di erba medica era un banchetto pazzesco durante il breve periodo della fioritura, ma un desolante frigo vuoto nel restante tempo.
L’ho notato subito nelle colonie: aumentavano e si contraevano in numero proprio in concomitanza delle fioriture.
Il numero aumentava dopo perché la regina deponeva di più in presenza di fioritura in quanto c’era grande apporto di polline e nettare, 21 giorni dopo quando nascevano le api la fioritura era finita. La colonia si trovava con tantissima covata, tantissime api e poco cibo, e nuovamente si contraeva. La regina smetteva di deporre, e il ciclo ricominciava.
Questo sul lungo periodo ha portato ad un grande stress delle famiglie, ad una diminuita capacità di fare scorte, affrontare la varroa e tanto nervosismo che portava a continui saccheggi.
Quindi cosa ho imparato?
Ho imparato una lezione fondamentale.
Ho imparato l’importanza della biodiversità
Non è solo uno slogan. E’ una cosa fondamentale se vogliamo avere un futuro su questo pianeta.
Siepi, prati incolti, greppi, fossi. Tutto questo non è un problema da gestire, non sono zone abbandonate, non sono ricettacolo di ‘animalacci’ sono zone vive, dove c’è vita e grazie alle quali c’è vita.
Se sei un apicoltore alle prime armi, o vuoi diventare apicoltore, valorizza le zone dove ci sono prati incolti, corsi d’acqua, fossi, siepi, tanti giardini.
Non è un caso se le api a Berlino stanno benissimo: tanti balconi = tanti fiori.
O che Londra pianta le ‘autostrade’ di fiori.
Se invece non hai le api e non sei ancora interessato ad avere il tuo alveare in giardino, puoi aiutare le api lasciando una parte di prato meno curata, piantando fiori ed arbusti, curando le siepi, scegliendo di fare spesa da produttori agricoli che nella loro azienda fanno tutto questo.
A tal proposito dai anche un’occhiata al lavoro di Word Biodiversity Association, un’associazione di naturalisti, botanici, zoologi e semplici appassionati della natura impegnati nella conoscenza e conservazione degli hotspot di biodiversità in Italia e nel mondo.
Con il progetto Biodiversity Friend la WBA individua e certifica le aziende che garantiscono un sincero impegno verso una tutela della biodiversità del pianeta a tutto tondo.
Nella foto di copertina, una foto dei campi attorno all’apiario. Sebbene sembra una fioritura poderosa di quei fiori gialli (Sinapis arvensis – senape selvatica), salta all’occhio la mancanza quasi totale di altro oltre la monocultura.