Cos’è l’arnia Kenya Top Bar
Negli ultimi anni gli apicoltori più consapevoli si sono resi conto che l’apicoltura da reddito, incentrata solo sulla maggior produzione di miele, propoli, polline etc, non rispettava in pieno la biologia dell’ape.
Le necessità di produzione che ha l’apicoltore che trae il proprio reddito totale o parziale dalla vendita del lavoro paziende delle pai, non vanno di pari passo con le necessità degli alveari.
Un abate fancese Émile Warrè, a metà degli anni ’40 si accorse di tutto questo e iniziò a guardarsi attorno, ma sopratutto a guardare indietro.
Le tecnologie moderne che avevano portato allo sviluppo delle Langstroth e delle Dadant avevano semplificato il lavoro degli apicoltori ma reso più difficile la costruzione delle arnie rispetto a quelle utilizzate per millenni, fino a tutto il 1800.
Premessa: a differenza di quello che molti sostengono, le api vivono in qualunque spazio: tondo, quadrato, triangolare, irregolare. Non hanno dimensioni preferite, non preferiscono 40 cm rispetto i 42 cm. Preferiscono decidere la distanza tra i favi e l’orientamento.
Questa piccola premessa ci porta immediatamente ad una conclusione: se metto alle api a disposizione un bugno rustico, probabilmente lo abitano con piacere tanto quanto una dadant. Poi se il bugno è bello sporco di cera e odora di propoli, molto meglio dell’arnia nuova di falegnameria con ancora odore di vernice.
Le api nel bugno, come in un tronco d’albero cavo, costruiranno come vogliono i favi, ma sempre partendo dall’alto verso il basso, legheranno i favi alle pareti, costruendo magari a ‘caldo’.
Se alle necessità biologiche delle api, uniamo la volontà di molti apicoltori e non solo di diffondere quanto più possibile gli alveari, anche nei giardini delle case, nei parchi e nei tetti, vuol dire che abbiamo bisogno di un’arnia semplice da costruire e da gestire.
Per L’apicoltura familiare, detta anche backyard beekeeping, negli anni ’60 alcuni ricercatori inglesi, tra i quali Eva Crane, studiando le arnie usate dagli apicoltori greci già nel 1600, misero le basi per quella che oggi è la Kenya Top Bar.
Quei greci di 5 secoli fa usavano degli alveari fatti con dei cesti e chiusi nella parte superiore da delle barrette di legno, le top bar appunto, sulle quali le api costruivano i favi di cera.
La Kenya Top Bar è un’arna a sviluppo orizzontale, un cassone a forma di trapezio con i fianchi inclianati, sopra chiusa da delle barrette top bar e poi da un coperchio.
In queste arnie le api costruiscono i loro favi attaccandoli alle barrette superiori, consentendo quindi all’apicoltore di effettuare delle sporadiche visite e sopratutto i trattamenti antivarroa.
La speciale inclinazione dei fianchi laterali serve invece per disincentivare le api ad unire il favo al fianco, in modo da permettere l’estrazione.
Tali arnie consentono uno sviluppo completamente naturale della colonia, che si espande o ritrae in base ai naturali cicli di vita della famiglia.
Curiosità: si chiama Kenya Top Bar sebbene studiata da inglesi su modello greco, perché fu studiata per dare stimolo all’apicoltura africana. Oggi dopo essersi affermata in Africa, è sempre più diffusa tra gli apicoltori naturali di tutto il mondo.
Come si usa la Kenya Top Bar
Se sei arrivato fino a qui è perché stai pensando di mettere un’arnia in giardino e la Top Bar può essere quella che fa al caso tuo.
Andiamo con ordine!
La prima cosa che devi sempre tenere a mente prima di intraprendere un’avventura con la Kenya Top Bar che non è un’arnia da produzione. Non potrai ottenere grandi quantitativi di miele, molto spesso non ne otterrai neanche una goccia.
Se vuoi intraprendere un’attività di apicoltura da reddito la top bar non fa per te, se vuoi sapere come iniziare con il piede giusto puoi leggere questo articolo Apicoltura: come iniziare da zero.
Come è fatta un’arnia Top Bar e qual’è la posizione migliore?
L’arnia ha dimensioni abbastanza importanti, è lunga circa un metro e larga 40 cm sopra, 20 sotto. Già da queste misure capisci subito che non è un’arnia per il nomadismo, è un’arnia che va posizionata stabilmente in una zona del tuo giardino, rialzata su un supporto robusto.
La posizione migliore è quella che ingombra di meno e che sia facile per te lavorare. Inoltre ricordati sempre di rispettare le distanze con i tuoi confinanti e dalla strada.
Ho visto supporti per le arnie fatti in mille modi diversi, con i blocchetti di cemento (quelli grigi da edilizia), con bancali, addirittura con vecchi banchi di scuola.
L’importante è che i supporti siano in grado di reggere il peso dell’arnia in primavera/estate quando sarà piena di api, cera ma sopratutto miele!
I piedi del supporto devono essere ben fissati a terra ma non sprofondare, nel caso tu usassi un vecchio banco di scuola questo ha le gambe fine che sulla terra bagnata dalla pioggia tendono ad infossarsi, è bene appoggiarlo su una superfice dura, tipo delle pietre piatte.
Procurarsi una Tob Bar.
Le Top Bar sono pensate per essere autocostruire, puoi trovare una serie di utilissime guide sul sito di World Biodiversity Association o puoi decidere di comprarla in kit di montaggio.
In entrambi i casi, avrai anche bisogno di cera, meglio se già stampata in fogli.
Visto che ti appresti a fare apicoltura naturale ti consiglio vivamente di prendere fogli di cera biologici a residuo zero.
Sono molto più difficili da trovare rispetto ai fogli cerei tradizionali ma avere cera pulita la ritengo una priorità assoluta.
Con i fogli cerei darai l’avvio alle api per costruire, mi spiego meglio.
Sebbene sia un’arnia naturale, vogliamo comunque essere in grado di ispezionarla, quindi le api devono costruire sui listelli, le bar in modo che noi possiamo estrarre il telaino. Per far si che seguano l’andamento delle barre bisogna mettere un invito.
Possiamo fare l’invito tagliando una striscia di 2-3 cm di foglio cereo fissandola sulla parte inferiore della barra con della cera liquida sciolta in un pentolino.
Così facendo le api continueranno a costruire rispettando la lunghezza della barra e ci eviteremo di trovare i favi costruiri in maniera fantasiosa!
Una volta impostata l’arnia con le barre e l’invito non ci resta che mettere dentro uno sciame ed inizare l’avventura.
Ovviamente da quando avremo messo dentro lo sciame in avanti, dobbiamo continuare a seguire la famiglia, non è autonoma, ma questo è un altro argomento, è la conduzione in salute di un’arnia che è enorme e lunghissimo e non affronterò qui oggi.
Quanto costa?
Parliamo di cifre, perché l’apicoltura è bellissima ma quanto ci costa?
Il costo dipende da molti fattori: autocostruzione o acquisto dell’arnia? Riciclo di un supporto o costruzione dello stesso, api, cera etc.
Facciamo un conto a partire dallo scenario più costoso:
Quantità | Costo totale | |
Maschera | 1 | 55€ |
Guanti | 1 | 12€ |
Affumicatore | 1 | 25€ |
Leva | 1 | 10€ |
Arnia Kenya Top Bar | 1 | 130€ |
Cera biologica a residio 0 | 1kg | 14€ |
Nucleo di api | 1 | 150€ |
TOTALE: | 396€ |
Quindi la spesa massima si aggira sui 400€ per arnia, tuttavia questo caso è un caso limite, ossia le prime quattro righe: maschera, guanti, affumicatore e leva, rappresentano il Kit Base di un apicoltore, quindi chiunque abbia le api lo possiede.
Puoi inoltre risparmiare altri 150€ facendo il recupero di uno sciame durante la stagione primaverile abbassando il costo dell’installazione della tua arnia a meno di 200€ che è una cifra decisamente più abbordabile.
Conclusioni
In questo articolo ti ho illustrato a grandi linee cos’è un’arnia Kenya Top Bar, perché si chiama così, come puoi procurartela e come impostare il lavoro per iniziare a fare apicoltura in giardino.
Penso che avere e gestire questo tipo di arnie sia un’esperienza bellissima che con il team di BeeDifferent vogliamo intraprendere con entusiasmo, seguici sulla Pagina Facebook, Istagram e sul nostro canale Telegram dove metteremo tutti gli aggiornamenti. Se vuoi, in alto qui nel sito puoi anche iscriverti alla newsletter!
Lasciami un commento, hai già un’arnia del genere? Hai altre curiosità? Cosa ne pensi?