Api: trattamento invernale contro la varroa.
In questo articolo vi mostro come faccio il trattamento invernale contro la varroa.
La stagione apistica 2021 volge al termine ed è stata un disastro.
Probabilmente è la peggiore stagione apistica che ho vissuto da quando ho iniziato nel 2012.
I problemi che si sono susseguiti sono stati molteplici, già ne abbiamo parlato a settembre in un articolo in cui spiegavo perché non si è fatto miele nel 2021.
In questi giorni, dopo un lungo periodo di piogge costanti, ha fatto un po’ di sole, le temperature si sono rialzate ed ho approfittato per fare i trattamenti invernali contro la varroa.
Fai apicoltura biologica e tratti le api?
Questa è una domanda che sarà stata posta anche a voi e con difficoltà avete provato a spiegare il perché ad un auditorio con lo sguardo sempre più sbigottito:
Usi un acido?
Ma ti metti i guanti e la maschera?
Ma allora è pericoloso!! Ma va anche nel miele?
Ecco, magari sono altre domande, ma il tono è più o meno questo.
Si, usiamo un acido organico e ci proteggiamo con guanti e maschera, non è affatto pericoloso se dato con cautela e nelle giuste dosi. Si ogni tanto capita che muore qualche ape e anche la regina. Non va nel miele perché siamo a novembre o dicembre e le api non fanno il miele.
Vediamo tutto con calma, ma pima una premessa:
Per i trattamenti invernali contro la varroa da 3 anni utilizzo l’acido ossalico sublimato, prima lo gocciolavo – tolta una parentesi di un anno in cui l’ho spruzzato -.
Qui vi parlo solo dell’acido ossalico dato con il sublimatore perché al momento lo ritengo il metodo più efficace ed efficiente.
Ma ha anche dei piccoli inconvenienti e delle complicazioni.
Le linee guida per il controllo dell’infestazione della varroa sono state pubblicate dall’ Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) e ti consiglio di visionarle li. Qui ti provo a dare un quadro della situazione e nei prossimi periodi vorrei provare a scrivere ancora di varroa. Se ti interessa magari lasciami qui sotto un commento come feedback.
Perché trattare le api anche in inverno?
Le api hanno un grandissimo problema, oltre alla scomparsa degli habitat, oltre a tutti i tipi di inquinamento, oltre ai cambiamenti climatici, le api hanno il problema della varroa destructor.
Già dal nome si capisce che è un acaro con il quale non si può scherzare. E’ secondo me il principale problema delle api. Indebolisce le colonie fino anche a portarle al collasso.
La varroa si riproduce sulle larve delle api, all’interno della covata.
Ecco cosa succede (da sinistra a destra). La regina depone, le nutrici nutrono la larva e la varroa va dentro, si riproduce sulla pupa ed esce dalla cella sulla nuova ape che nasce già con questo pesante fardello.
Siccome con il trattamento estivo, con il blocco di covata, con l’asportazione della regina, o comunque con tutti i mille modi possibili non si riesce ad ottenere un’eliminazione soddisfacente dell’infestazione di varroa all’interno dell’alveare, si procede in inverno.
Quando bisogna fare il trattamento invernale contro la varroa.
Il momento migliore per fare il trattamento è questo, ossia tra novembre e dicembre. Dipende un po’ dalle zone d’Italia e comunque è quando le api vanno in blocco naturale di covata.
Ossia è quella parte dell’anno in cui la regina si ferma, non cova più per qualche giorno o settimana. La famiglia risparmia energie e si prepara alla primavera.
In questo momento non abbiamo quindi covata, quindi le varroe che si nascondono nelle celle sono poche e riusciamo a stanarne un buon numero.
Attenzione: non riusciremo mai a pulire del tutto la colonia, eliminando tutte le varroe, ma possiamo ridurre di molto il numero.
La giornata deve essere calda (almeno 10 °C) e con poco vento, possibilmente.
Questo perché le indicazioni generali danno un minimo di 10 °C per migliorare l’efficacia dell’acido ossalico e inoltre se devi aprire al volo una famiglia per un controllo, un dubbio, etc, lo puoi fare. Ma molto rapidamente, miraccomando!
Poco vento perché stai sublimando un acido organico e meno si disperde, ossia meno ti viene addosso, e meglio è.
Bisogna sempre fare massima attenzione quando si lavora, tutelarsi il più possibile sia dagli infortuni che dalle intossicazioni.
Materiale necessario per sublimare l’acido ossalico
Ciò che ti serve è:
- Sublimatore;
- Acido ossalico;
- Prolunga;
- Corrente elettrica;
- Tuta usa e getta;
- Guanti;
- Maschera antigas (vedi più in basso per info);
Sublimatore
Questo è il sublimatore che uso io, è fatto da una caldaia, quella sotto e da un rubinetto industriale sopra che serve per mettere dentro l’acido ossalico e poi chiudere così che il fumo esca da quel beccuccio di rame ce vedi li sotto, subito sopra alla tavoletta di legno.
La tavoletta di legno l’ho messa io per far stare dritto il tutto durante l’utilizzo.
In commercio esistono modelli come questo (più professionali e costosi -> tipo questo qui) oppure più semplici ma che non ho mai usato e sui quali non so che giudizio dare.
Acido ossalico
L’acido ossalico che devi comprare è l’Apibioxal in polvere e la dimensione della busta dipende dal numero di arnie che devi trattare. Considera che va usato circa 2 grammi per arnia per ogni trattamento. Lo puoi comprare in tutti i negozi per articoli da apicoltura, per giardinaggio ma anche su internet o ebay tipo qui.
Ti ricordo che l’acido ossalico è consentito in apicoltura biologica.
Prolunga e corrente elettrica
Siccome il sublimatore per sublimare deve essere bello caldo, ha bisogno della corrente elettrica. Purtroppo non bastano una batteria (o per lo meno a me no, forse per pochissime arnie si, non ho mai testato questa opzione).
Questo è un inconveniente del metodo sublimato perché ti obbliga ad avere a disposizione la corrente.
Se hai le api nel giardino di casa, con un paio di prolunghe hai risolto il problema.
Se sei in alta montagna, su un sentiero inaccessibile o in qualsiasi altra zona remota è un bel problema.
Se invece sei in un posto raggiungibile con la macchina/furgone hai davanti a te due opzioni: o ti attrezzi con un piccolo generatore oppure – come ho fatto io – con l’inverter. (Il modello di sublimatore più professionale che ti ho linkato comprende l’inverter nel pacco).
Qui puoi vedere come mi muovo, con un inverter collegato alla batteria della macchina e una prolunga.
La macchina la lascio accesa per tutto il tempo del trattamento. Lo so, non è una cosa ecologicamente bella ma una soluzione più sostenibile non l’ho trovata.
C’è da dire che anche il generatore consuma benzina o diesel quindi non siamo proprio ad impatto zero.
Attenzione: scegli bene il modello dell’inverter in base alla potenza in uscita che ti serve per far scaldare bene il sublimatore. Il mio è da 500W e va bene, ma non sono un superesperto, quindi informati bene prima di comprarlo.
Dispositivi di protezione
L’acido ossalico, sebbene sia un acido organico ed il nostro più prezioso alleato contro la varroa ma non fa bene se respirato quindi bisogna che ti copri con:
- Tuta usa e getta;
- Guanti spessi usa e getta (io li uso anche per visitare le api);
- Maschera antigas con filtro adeguato contro gas e vapori organici. Informati bene prima dell’acquisto.
Ricordati sempre di indossare questi DPI prima di iniziare ad operare.
Ora che siamo pronti, andiamo!
Come si da l’acido ossalico sublimato.
Io utilizzo questa tecnica: nelle arnie pratico un foro sulla parte posteriore in basso della dimensione esatta del beccuccio di rame così che posso inserirlo e dare il trattamento senza aprire la cassetta e raffreddare il glomere.
Prima però devi riscaldare il sublimatore, attaccalo e lascialo qualche minuto affinché raggiunga la giusta temperatura.
A questo punto fai una prova di sublimazione con un minuscolo quantitativo di acido ossalico.
Se dal beccuccio esce il vapore sei pronto per operare:
- Infila il sublimatore nel buco;
- Metti 2 gr di acido ossalico nel rubinetto e chiudi;
- Aspetta 90 secondi circa che tutto l’acido sia sublimato all’interno della cassetta.
- Passa all’arnia successiva;
Durante questa operazione cerca di respirare meno fumi possibili.
Dalla foto capisci il perché di quella tavoletta di legno?
Conlcusioni
In questo post ti ho parlato di come somministro l’acido ossalico sublimato. Le tecniche sono molte e anche, probabilmente, gli errori che commetto, presta sempre la massima attenzione quando lavori con le api.
Lasciami un commento con considerazioni, suggerimenti, domande che possono essere utili a tutti gli apicoltori qui di passaggio.