Apicoltura, il mio inizio
In questo articolo ti voglio raccontare come ho iniziato il mio percorso di apicoltore. Non è stato semplice, anzi pieno di ostacoli e difficoltà.
Ho scritto questo articolo perché, come me tante persone iniziano con un grande entusiasmo, tanta passione e amore per le api tuttavia di fronte alle prime difficoltà mollano.
Ecco, io non ho mollato e nonostante sia sempre difficile, il mestiere dell’apicoltore è il mestiere più bello del mondo.
Se hai pazienza, tenacia e passione, lo scoprirai.
Era freddo, molto, e qualche giorno dopo avrebbe nevicato.
Una mattina di dicembre stavo facendo colazione, ero pensieroso e giocavo con il cucchiaino nel caffè latte.
Avevo usato il cucchiaino permettere del miele, quella mattina avevo un po’ di mal di gola.
Ero pensieroso, fuori era freddo e la mia vita stava per cambiare completamente.
Avevo davanti a me quel barattolo di miele, quelli con le cellette stampate sul bordo, aveva l’etichetta nera ed oro.
Leggo distrattamente il nome del produttore e scopro che quel barattolo comprato al supermercato aveva fatto pochissima strada.Era di un apicoltore del comune affianco al mio.
Da li è scattato qualche cosa che non sono riuscito a fermare e che mi ha fatto entrare in un mondo incredibile, vivere emozioni pazzesche iniziare a percorre la strada magica dell’apicoltura.
Non sono un tipo espansivo, quindi per me mettermi alla ricerca di questo apicoltore con il chiaro intento di chiedergli: come si fa a diventare apicoltore è stato un salto che tutt’ora fatico a spiegarmi.
Ero mosso da un’energia strana, indescrivibile.
Alla fine ho trovato la casa, la sede dell’azienda apistica, ho citofonato ma non c’era nessuno.
Febbraio 2012
Aveva nevicato il giorno prima, erano le 8:30 del mattino e con la panda a metano di mia mamma stavo raggiungendo la casa di Gianni.
Gianni è l’apicoltore che mi ha insegnato le basi dell’apicoltura e che ha saputo trasmettermi la sua passione, cementificando quel sentimento forte che avevo sentito nascere dentro di me un paio di mesi prima.
Dopo quella giornata di dicembre passata nelle campagne marchigiane alla ricerca di quell’apicoltore del miele che usavo per colazione, la fortuna mi aveva messo in contatto con Gianni. Gianni è un apicoltore con oltre 30 anni di esperienza alle spalle, tanto lavoro da fare e molta voglia di insegnare ai più giovani.
Quel giorno ci siamo visti in cucina, accanto al camino e mi ha parlato di varroa, di regina, di uova fresche ed opercoli. Non ricordo esattamente cosa avessi pensato se non: voglio sapere tutto, voglio fare l’apicoltore.
A metà mattinata siamo scesi in laboratorio, mi ha fatto vedere gli strumenti, la piccola falegnameria per i lavori sulle arnie ed i telaini.
Poi ci siamo salutati, con la promessa di risentirci.
La mia prima volta in apiario
Così è stato, a fine marzo mi ha chiamato, l’ho raggiunto in laboratorio e mi ha dato una tuta, l’ho messa e siamo scesi in apiario.
Li ha iniziato ad aprire arnia per arnia, tirando su con calama tutti i telaini, mostrandomi la disposizione della famiglia.
Non sapevo nulla, poco di quello che mi diceva mi rimaneva in testa, le informazioni erano troppe, il fascino, enorme.
Chi fa apicoltura, chi inizia e poi nonostante tutte le difficoltà che questa attività comporta, continua, è affascinato nel profondo di questo piccolo insetto che ha leggi tutte sue, completamente diverse dalle nostre, una forza pazzesca e tantissimi segreti.
Dopo quella volta, di cui ricordo anche il grande caldo provato per la prima volta sotto la maschera, sono andato a tutte le successive visite.
L’importanza del territorio
Con Gianni abbiamo visitato anche gli altri apiari ed ho iniziato a scoprire le differenze tra le postazioni, a capire quanto sia importante per un apicoltore capire a colpo d’occhio la zona: fioriture, fonti inquinanti, etc.
Una delle caratteristiche di un apicoltore è quella di saper leggere il territorio. E’ una cosa che si impara un po’ con l’esperienza e un po’ chiaccherando con chi abita e coltiva quel territorio. Molto si impara studiando, come sempre, quindi dotati di pazienza, tanti libri e qualche app di riconoscimento delle piante.
In primavera non è raro incontrare dei vecchi pickup o furgoncini a passo d’uomo con apicoltori intenti a guardare i greppi, in su verso gli alberi, le fioriture.
L’importanza di un buon territorio è alla base della produzione di un buon miele ma sopratutto della salute delle nostre api.
Un territorio con tanta varietà di fioriture, sparse e ben distribuite nei mesi dell’anno, aiuta.
Per un paio d’anni ho condotto il primo apiario Bee Different in una zona che pensavo assolutamente perfetta. Era al centro di un’azienda bio molto estesa, un apiario in pianura, raggiungibile con la macchina.
Tuttavia non era così e dopo due anni di tentativi, fallimenti e qualche successo ho capito cosa non andava, o almeno, una parte di quello che non andava ma era il 2017.
Ho raccontato i nostri primi errori in questo articolo.
Torniamo al 2012 a quella primavera.
Nel mentre che andavo avanti ed indietro per apiari imparando un sacco di cose, sempre diverse, affrontando con la tipica fantasia degli apicoltori, i problemi, saliva in me la voglia di avere le mie api, da curare.
Tuttavia fortunatamente mi sono reso conto che il lavoro dell’apicoltore è tutt’altro che banale e che non ci si può improvvisare.
Inoltre ero completamente a digiuno di normative e leggi, e purtroppo farsi una buona cultura in questo campo è abbastanza difficile. Tutte le informazioni che si trovano sono parziali e incomplete e spesso cambiano di regione in regione.
Una giornata piovosa di aprile Gianni mi ha accompagnato in un negozio di apicoltura a comprare il primo nucleo dell’attrezzatura da apicoltore. Tutto ciò che ho comprato ancora lo uso, sopratutto il camiciotto con la maschera. E’ ormai molto vecchio, buco in più punti e macchiato ma ci sono legato in maniera particolare.
Il mio consiglio è di non comprare attrezzatura online, sopratutto le prime cose, di andare in un negozio e provare e toccare con mano. Ne esistono pochi, forse dovrai fare parecchi chilometri ma ne vale la pena.
Torniamo a noi.
Quella primavera è letteralmente volata e l’estate l’ho dovuta dedicare ad un lavoro stagionale che mi ha tenuto lontano per la maggior parte del tempo da api e apiari.
Tuttavia a fine giugno è arrivata una bella sorpresa: ho recuperato il mio primo sciame che è andato ad abitare l’arnia nuova di zecca.
Io andavo due, tre volte a settimana a visitare lo sciame, che però non cresceva. La regina era bella, deponeva ma poco, l’importazione di polline era buona, poco nettare, tuttavia abbastanza da avere delle scorte. La famiglia sembrava congelata. Pasavano le settimana e la fotografia era sempre quella: 4/5 telaini, poco popolati per essere giugno.
Con l’arrivo di agosto sono arrivati anche i primi trattamenti contro la varroa, trattamenti che ho seguito male e in maniera sporadica, non dandogli il giusto peso. E questo è un errore che ho pagato caro negli anni successivi.
L’ho pagato sin da subito questo errore infatti durante l’inverno persi quella famiglia. Oggi posso dire che fu per colpa della varroa, all’epoca diedi la colpa al troppo freddo.
La foto di copertina è stata scattata nel 2012 da mia sorella e quella è la mia prima famiglia.